Se il costo della riparazione non supera eccessivamente il valore commerciale della vettura danneggiata in un incidente, il proprietario ha diritto al risarcimento in forma specifica, ossia al pagamento per intero della fattura dell’autoriparatore. A riaffermare e fissare il principio, che potrebbe “fare scuola” in molti casi simili, il Giudice di Pace di Padova, dott.ssa Valeria Raudino, con una sentenza del 14 novembre 2016 relativa a una causa intentata da un 27enne di Campodarsego (Padova), per il tramite del servizio legale di Studio 3A, a cui il giovane si era rivolto per essere assistito dopo un pauroso sinistro successo lungo la Strada Regionale 308: era stato costretto a frenare di colpo e a gettarsi nel fossato con la sua Fiat Grande Punto per evitare una carambola tra auto innescata da un 23enne alla guida di un’Alfa 147, che poi sarebbe risultato positivo all’alcool test e per di più sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Per fortuna il giovane padovano non aveva riportato grosse ferite, ma la sua vettura aveva subito pesanti danni, per un preventivo di riparazione da parte del carrozziere di 3.816 euro più Iva.

Il danneggiato si è quindi rivolto a Studio 3A per essere equamente risarcito. Ma la compagnia di assicurazione della controparte, Cattolica, ha eretto un muro. Prima ha avuto l’ardire di addebitare la fuoriuscita di strada al 27enne, nonostante il rapporto della Polizia locale del Camposapierese avesse accertato l’esclusiva responsabilità del sinistro in capo al conducente dell’Alfa 147, peraltro drogato e ubriaco, e avesse anche appurato l’inevitabilità della disperata manovra del conducente della Grande Punto per evitare l’impatto. In secondo luogo, ha formulato un’offerta di soli 1.600 euro, ritenendo anti-economica la spesa sostenuta per la riparazione del veicolo.

Inevitabile la citazione in causa contro Cattolica, contro il 23enne che ha provocato l’incidente e la proprietaria dell’Alfa avanti il Giudice di Pace di Padova (in foto, il tribunale patavino), la quale ha nominato un consulente tecnico, un perito, per stabilire l’esatta quantificazione del danno e del valore commerciale dell’auto e alla fine ha accolto praticamente in toto le richieste del danneggiato e del servizio legale di Studio 3A.

La dott.ssa Raudino, in particolare, rileva come la richiesta di risarcimento per complessivi 3.816 euro (divenuti con emissione di fattura e Iva 4.850) “veniva sostanzialmente confermata dal Ctu che individuava il valore dell’auto ante-sinistro in 3.600 euro, a cui andavano aggiunti i 200 euro per il soccorso e il recupero della vettura”. “E’ chiaro – conclude il giudice – che la differenza di circa 200 euro tra le due valutazioni giustifica il risarcimento in forma specifica, poiché la spesa necessaria per il ripristino non eccede notevolmente il valore economico del bene e non risulta eccessivamente onerosa per il debitore: il principio dell’eccessiva onerosità si può tradurre nella negabilità del risarcimento in forma specifica dai danni (solo) qualora l’ammontare del costo delle riparazioni superi notevolmente il valore del mercato dell’auto”.

Si tratta della riaffermazione di un principio basilare, già stabilito dalla Cassazione con sentenza del 2013: spesso su questa questione s’innestano contenzioni che si trascinano anni e anche per poche centinaia di euro si è costretti ad andare per le vie legali a causa del solito sistema delle compagnie di voler risparmiare anche sul centesimo e di scoraggiare i clienti con lo spauracchio dell’azione legale – ha commentato la sentenza favorevole il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò – Con l’annoso problema del valore commerciale, molte persone si ritrovano a dover buttare via auto che prima dell’incidente funzionavano bene, pur essendo magari vecchie, e che non avevano l’intenzione o la possibilità di cambiare, e a doverne acquistare una nuova che costa parecchie volte di più del risarcimento riconosciuto. E’ giusto uno sforzo in più da parte delle compagnie per consentire, laddove non sia proprio economicamente improponibile, di riparare i veicoli senza doverci rimettere”.

Il giudice di pace, dunque, comprendendo anche 200 euro per il fermo tecnico della vettura e le 200 per il soccorso e il recupero, ha riconosciuto al 27enne di Campodarsego un risarcimento di complessivi 5.250 euro, che quindi copriranno tutte le spese di riparazione già sostenute, ed ha condannato Cattolica a rifondere anche gli interessi e a pagare tutte le spese di lite e di causa.